Antica Abbaziale di Sant'Apollinare
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inserti lapidei

Il materiale dell’antico muro tardoromano, molto vario sia per forma sia per provenienza, era costituito da antiche pietre già squadrate, non solo, ma anche decorate da scritte e bassorilievi, che all’origine dovevano far parte di edifici pubblici o monumenti d’epoca romana che esistevano in città e che stavano andando in rovina. L’edificazione della nuova chiesa abbaziale fu l’occasione per utilizzare ancora una volta quel materiale, non solo come elemento murario ma anche, spesso come elemento decorativo. Ecco perché la chiesa di Piedicastello conserva (o conservava) unica nel suo genere, alcune tra le testimonianze più interessanti dell’antica cultura romana.

La lapide più famosa ed anche la più antica è quella di Marco Apuleio, che si riferisce a un’opera realizzata in città nel 23 a.C.; la traduzione dal latino dovrebbe essere questa: «L’imperatore Cesare Augusto figlio del divino Giulio Cesare, console per l’undicesima volta, insignito della potestà tribunicia, diede (ordinò: che si realizzasse quest’opera).  Marco Appuleio, figlio di Sesto, suo legato, la fece eseguire».

Un frammento riporta il nome di Faustina (moglie o figlia dell’imperatore Antonino Pio; questa lapide probabilmente era posta ai piedi di una statua che la rappresentava).

Altri resti o lapidi sono stati staccati dalla chiesa (in parte trafugati) e ora alcuni si trovano al Museo del castello del Buonconsiglio. 

Addossata al muro ove ora si trova la nuova sacrestia: resto di un monumento sacro dedicato a Ercole sotto questa denominazione: Sassano, da Sax > roccia. Ercole Sassano era il dio patrono di chi viaggiava per zone montuose e impervie, come i pastori itineranti fra i sentieri e gli alpeggi della transumanza. Inoltre, lo si venerava anche come protettore di coloro che lavoravano nelle cave).

Un cittadino che si era distinto per meriti particolari e al quale la cittadinanza dedicò una statua e l’epigrafe fu Caio (o Gaio) Valerio Mariano. Anche questa lapide era collocata sulle mura della chiesa: la scritta recita:

«A Gaio Valerio Mariano, figlio di Gaio, della tribù Papiria, che a Trento rivestì tutte le maggiori cariche pubbliche, sacerdote addetto al culto di Roma e dell’Imperatore, prefetto quinquennale, augure, nominato responsabile dei rifornimenti della terza legione Italica, membro del collegio sacerdotale per la celebrazione dei riti di Tuscolo, selezionato come giurato, assistente dei tribuni della plebe, decurione di Brescia, commissario governativo presso la comunità civica di Mantova, promosso al cavalierato, ufficiale del genio militare, patrono della colonia, per decisione ufficiale [questa statua è stata eretta]».
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